Venite, benedetti del Padre mio, ricevete il regno preparato per voi (Mt 25,34)

La liturgia odierna ci presenta in Cristo, Re dell’universo, la figura del pastore buono, re e giudice, la cui regalità si manifesta come cura del proprio gregge, che nel Vangelo di Matteo è tutta l’umanità. Il tema del giudizio in base al quale sarà giudicata la vita degli uomini, riassume in un certo modo tutto l’insegnamento di Gesù: sarà la carità, come amore per gli ultimi, a dare valore al nostro agire. L’amore è il valore in base al quale sarà giudicata la vita dell’uomo.

Il Re dichiara benedetti, coloro che ricevono l’eredità del Regno. La sua dichiarazione regale svela quello che noi da sempre siamo: figli. Questo è un dono, ma insieme un cammino da compiere; chiede di essere accolto attraverso il riconoscimento fattivo e operoso della propria fraternità con chi è nel bisogno, con il più piccolo. Il Re infatti svela l’insospettata relazione di fraternità che lo lega ai più piccoli; relazione che Egli estende anche a tutti coloro che, a loro volta, hanno mostrato cura verso i più piccoli.

Benedetti: detti bene. Una parola è detta bene quando esprime il pensiero e lo rende comprensibile. Noi siamo bene-detti quando la carità, essenza di Dio, esprime e realizza la nostra vita. E il nostro amore operoso diventa benedizione per chi lo riceve.

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