Io sono la risurrezione e la vita (Gv 11,25)

Il Vangelo di questa domenica ci offre “il segno” di Lazzaro, amico di Gesù, richiamato alla vita. Esso ci stimola a guardare oltre l’orizzonte terreno: la vita che Gesù dona non è solo quella fisica, ma la vita di Dio.

È la sorella Marta che per prima corre incontro a Gesù, con una prontezza che è figura della fede. L’incontro di Marta con Gesù è l’inizio di un cammino di fede che si fa largo attraverso il dubbio e la difficoltà di capire i tempi e i piani del Signore. Ha comunque fiducia in Lui fino a rivolgergli un rimprovero: “Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!”.

Gesù soccorre la debole fede di Marta comunicandole una verità che prende vigore nella certezza di una comunione con Lui: “Io sono la risurrezione e la vita”Gesù è la risurrezione e la vita perché ha vinto la morte sconfiggendola una volta per tutte; perché ha vinto la morte affrontandola con la forza dell’amore. Anche noi abbiamo la possibilità di vincere la morte accogliendo in noi Gesù con la sua Parola di vita, amando appassionatamente la vita, ogni vita, difendendola da ciò che la minaccia e umilia.

Scarica  Camminiamo Insieme del 6 aprile 2014

UN SEGNO

Una volta don Giulio mi raccontò che, appena giunto in Brasile, trascorse due anni senza che nessuno gli rivolgesse la parola: la gente si limitava ad entrare in chiesa la domenica, per la Messa, uscendone al termine per ritornarvi la settimana successiva. Due anni di silenzio sono interminabili, un deserto senza limiti. Per quella gente era uno straniero, un estraneo, un uomo bianco vestito di strano.

Poi succede qualcosa. Durante una Messa un bambino piange disperatamente tra le braccia della madre. Don Giulio interrompe la celebrazione, si avvia verso il bambino, lo prende in braccio e lo mette a sedere sull’altare. Un gesto forse banale, insignificante, dettato dall’intuizione di un momento. Eppure, in quel momento, accade qualcosa. La gente, fino ad allora muta ed indifferente, capisce. Capisce che quell’uomo bianco vestito di strano è uno di loro, un uomo come loro. O forse è don Giulio che in quel momento capisce che quella gente ha bisogno di SEGNI, di segnali forti e concreti per entrare in relazione, per comunicare.

Da “Un fiore per…” , tratto da” Le Terre Splendenti di Giulio Leverani”