Padre, si compia la tua volontà (Mt 26,42)

La liturgia odierna ci invita a riflettere sul mistero centrale della fede cristiana: passione, morte e risurrezione del Signore. La Lettura della Passione propone un’immagine di Gesù come l’obbediente servo di Dio che adempie in tutto le Scritture. San Matteo mostra la fedeltà di Gesù, stimolando nei cristiani una riflessione sulla propria fedeltà alla parola di Dio e sull’obbedienza alle esigenze della sequela Gesù. Matteo ci fa conoscere come Gesù viva il momento della sofferenza e della morte con una fiducia totale nel Padre. In questo senso Egli è l’esempio più alto di fede: Egli si fida in tutto e per tutto dell’amore del Padre. Per questo sente di compiere la volontà dell’Abbà.

Anche noi ogni volta che preghiamo il Padre nostro diciamo “sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra”. Fare, compiere la volontà di Dio. Essa si presenta a noi in tanti modi: in quelli che sono i nostri doveri e in ciò che non è programmato, ma che pure ci capita: un incontro, un aiuto, un bisogno, un pensiero. Tutto è grazia del Signore e ad essa io posso rispondere con l’amore. Fare per amore il mio lavoro, accogliere con amore quella persona, essere attento per amore a quel bisogno e dare per amore quell’aiuto. Essendo, come Gesù, amore, compiremo alla perfezione la volontà del Padre. E se ci accorgiamo di aver sbagliato, ricominciamo ad amare.

Scarica Camminiamo Insieme del 13 aprile 2014

 

METTERCI IL CUORE

Sono una volontaria ospedaliera e settimanalmente dedico un po’ del mio tempo ai malati. Passiamo ai loro capezzali cercando di capire i bisogni: un bicchier d’acqua, spostare un cuscino, aiutare durante i pasti, oppure semplicemente ascoltare i loro dubbi, timori, confidenze. Sembra semplice, ma bisogna metterci il cuore, altrimenti diventa un servizio freddo.

Venerdì avvicinandomi ad un letto occupato da un uomo in evidente stato di degrado fisico e di grande sofferenza, ho evitato ogni contatto lasciando alla mia collega l’ingrato compito. Quando è arrivato il pranzo, essendo l’unica volontaria presente, ho però dovuto aiutarlo a mangiare, cercando di mantenere le dovute distanze.

Ad un certo punto mi sono chiesta perché ero lì. E mi sono ricordata una frase: “Ogni volta che avrete fatto queste cose ad uno solo di questi fratelli più piccoli, l’avete fatta a me”. Sentivo che senza amore, rispetto per la persona, attenzione alle sue esigenze, i rapporti personali possono essere corretti ma incapaci di dare risposte alle esigenze umane.

Ho cercato di superare ogni titubanza e il mio atteggiamento è cambiato. Lentamente quel volto si trasforma, quegli occhi castani sofferenti e malinconici diventano luminosi e alla fine mi dice: “È il primo giorno, dopo tanti, che sento il pasto gustoso. Grazie a te ho mangiato bene e volentieri. Che Dio ti benedica”.

C.L., Italia