È il Padre mio che vi dà il pane dal cielo (Gv 6,32)

In questa domenica ascoltiamo la prima parte di un lungo discorso che Gesù fa nella sinagoga di Cafàrnao, dopo aver moltiplicato i pani per la folla. Essa cerca Gesù. Il tema della ricerca è caro all’evangelista Giovanni. Ma c’è modo e modo di ricercare. C’è la ricerca ardente di Andrea e del suo amico (Gv 1,38) e quella desolata di Maria Maddalena al sepolcro (Gv 20,25); c’è pure quella curiosa e inconcludente dei Giudei. Essi cercano Gesù per i pani mangiati; la loro è una ricerca superficiale, sono incapaci di un interrogativo più profondo che li aiuti a cambiare vita.

Il problema del pane quotidiano ha certo la sua importanza; ma Gesù desidera condurre i suoi ascoltatori verso un bisogno fondamentale che riguarda il senso stesso dell’esistenza. Il pane diventa un’occasione e il simbolo del pane che dura per la vita eterna, il pane che non ci si procura da soli, ma che si riceve in dono da Dio Padre per mezzo del Figlio. E poiché il cibo nuovo è dono, l’uomo può usufruirne nella misura in cui l’accoglie. Tale dono porta chi lo riceve fino all’esperienza della vita stessa di Dio. La parola di questa domenica allora diventa una preziosa occasione per ripensare alla motivazione della nostra fede e nello stesso tempo ad aprirci al dono (perciò mai scontato!) che è l’Eucaristia, il pane del cielo che ci trasforma in Colui che riceviamo e che è un dono del Padre.

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