VADO A PREPARARVI UN POSTO

Le ultime parole che si pronunciano alla fine della vita hanno un carattere particolare. Riassumono il mistero di un essere. Platone fa parlare il suo maestro Socrate di immortalità prima di morire. Il condannato a morte consola quelli che restano. Alcuni esortano i loro figli a sostenersi a vicenda. I patriarchi della Bibbia muoiono benedicendo la loro discendenza.

Anche nel nostro Vangelo si tratta di ultime parole. Parla uno che è consapevole di stare per morire. E colui che ne ha preso nota è convinto che quel morto è ancora in vita.

Non bisogna leggere queste parole come un discorso ben articolato. Bisogna fare delle pause. Prendiamole piuttosto come parole pronunciate in un profondo silenzio, come parole indirizzate a uomini prigionieri,“tutt’orecchi”, in qualche modo.

Noi potremmo ascoltarle anche come si ascolta una goccia d’acqua cadere in una grotta: assolutamente in silenzio, per lasciarle entrare nel cuore.

Sono parole di consolazione: «Non sia turbato il vostro cuore».

Parole di speranza: «Nella casa del Padre mio vi sono molti posti».

Parole di maestà: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me».

Parole di vocazione esigente: «Chi crede in me compirà le opere che io compio».

Non è facile per noi capire immediatamente queste parole. I discepoli che interrompono il Signore fanno delle domande smarrite. Non hanno ancora capito, eppure è già l’ora dell’addio. Sapremo noi capire meglio?

Scarica Camminiamo Insieme del 18 maggio 2014

 

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