SONO MITE E UMILE DI CUORE (Mt 11,29)

Il crocifisso non può dividere

Un signore molto ricco vuole fare un dono alla parrocchia. Ha chiamato uno scultore dalla capitale, ha fatto tagliare un grosso albero di legno pregiato e l’artista ha ricavato dal suo enorme tronco un bellissimo crocifisso a grandezza naturale. Starà bene dietro l’altare maggiore. Il signore mi ha chiamato per mostrarmelo e per sentire il mio parere, mentre lo scultore sta dando gli ultimi ritocchi. E veramente bello, esprime il dolore di Colui che sulla croce fu abbandonato dagli uomini e dal Padre. Ne rimango entusiasta, lo ringrazio e dico di terminare il lavoro per poi fare una bella festa e collocarlo sulla parete di fondo dietro l’altare maggiore.

Ne do notizia ai membri del Consiglio parrocchiale e noto che non ne sono per nulla entusiasti, anzi mi fanno delle serie osservazioni: questo crocifisso potrebbe essere la fonte di tante discordie in parrocchia.

Come fare adesso che ho già dato la mia parola al donatore e tutto è ormai pronto? Prendo il coraggio a quattro mani e vado da lui. È il proprietario dell’unica industria tessile della città, senz’altro l’uomo più ricco del posto. E’ buono, si professa cattolico praticante, ma porta avanti una struttura, la sua industria, in cui tanti soffrono. Non posso ingannarlo, ma neanche devo umiliarlo: non dobbiamo fare di questo evento un motivo di lotta e di discordia, ma un momento di evangelizzazione.

Cerco di spiegare bene la cosa: «Se adesso facciamo una bella festa e mettiamo questo crocifisso in chiesa, lei sa i commenti che il popolo farebbe? Tanti direbbero che il prete ha dato i suoi suggerimenti, l’artista il suo genio e il suo lavoro, lei un po’ di soldi e i suoi operai il loro sangue. Allora dobbiamo fare un lavoro di chiarificazione. Sarebbe bello se potessimo mettere in chiesa questo crocifisso tutti insieme e non dire che è un dono soltanto suo».

Ho parlato a questo ricco con una libertà grande. Sa che non sono un demagogo e io so che egli è sensibile a queste cose, quando sono dette con serenità. E rimasto sorpreso, profondamente scosso e non trova parole per rispondere. Mai nessuno gli aveva detto parole così forti, anche se non erano dirette contro di lui. Ho saputo che quella notte non ha dormito e il giorno seguente ha riaperto con me il dialogo: «Padre, tutto quello che lei vede d’ingiusto nella mia industria me lo dica, perché io desidero migliorare i rapporti con i miei dipendenti». Gli ho risposto con sincerità: «Non vivendo dentro la sua industria, è difficile per me conoscerne la problematica, a me potrà arrivare l’uno o l’altro caso e glielo dirò, ma è necessario che in mezzo ai suoi operai ci siano alcuni che abbiano la libertà e il coraggio di dirle la verità e che lei dia loro fiducia».

Sono trascorsi alcuni mesi. Qualcosa è accaduto all’interno dell’industria: lo hanno notato gli stessi operai. Il bel crocifisso è stato posto in chiesa e rappresenta il sudore degli operai, le preoccupazioni dell’industriale, il talento dell’artista e la gioia di una comunità unita che porta a Dio il dolore e la fatica di tutti.

don E.P. – Italia

Scarica Camminiamo Insieme del 6 luglio 2014