Ho scelto di fare il medico perché mi sentivo portata a mettermi al servizio dell’umanità che soffre.

Nella clinica dove sono anestesista era previsto un intervento di amputazione a un uomo che seppi subito essere un tipo difficile da accostare. I colleghi mi avvertono che è un paziente tutto pieno di croste e maleodorante. Forse sarebbe stato meglio che io avessi dato parere sfavorevole all’intervento perché, dicevano, «non sembra neanche un uomo!».

Mi dico che innanzitutto devo vederlo e poi decidere. Mi portano il paziente. Un tuffo al cuore. I colleghi avevano proprio ragione: non sembrava neanche un uomo! Sentivo la mia impotenza e una sorta di agitazione… «Da dove comincio? Cosa gli faccio? E le vene? Lo rimando in camera? Sì, lo rimando in camera: è un bene per tutti». Però mi ricordo della mia scelta di Dio Amore. «Non è forse questo paziente come Gesù sofferente, abbandonato, umiliato, disprezzato, rifiutato perfino da chi deve curarlo? E allora?».

Decido per l’intervento. Vedo la sorpresa di tutti e questo mi dà stranamente più coraggio. Mi affido allo Spirito Santo perché sia Lui a guidarmi: mi accingo a prendere la vena, certa che avrei trovato subito difficoltà. Provo. Con mia meraviglia riesco a prenderla e a incannularla. Era proprio una grossa vena che poi, ho saputo, è stata usata nei giorni successivi per la terapia. Vado avanti. Sento che in quel momento devo solo dare amore a quel paziente già così provato. Mi faccio portare dagli infermieri delle garze bagnate in acqua tiepida e comincio a pulire il viso del paziente. Pian piano gli libero gli occhi, vedo gradatamente riaffiorare il viso. È una gioia immensa!

Il personale della clinica è rimasto sorpreso nel riscoprire il volto di un uomo!

L.D.L. – Italia

Tratto da Camminiamo Insieme del 13 luglio 2014