Un periodo mio marito era molto stanco e tornava a casa dal lavoro sempre tanto stressato. Una sera, rientrato, si è messo a tavola. Ho fatto per sedermi anch’io, per mangiare insieme, come al solito, ma lui si è rivolto contro di me gridandomi: «Non voglio mangiare con te, mangia in cucina!». Ho cercato di abbracciare subito questo dolore, ho preso il mio piatto e, senza dire niente, sono andata in cucina.

Non passa un minuto che lui, ancora arrabbiato, mi lancia addosso le posate e grida: «Non mangiare, non hai diritto di farlo perché non lavori». Sono andata in camera piangendo, con dentro di me la tentazione forte di scappare, di rifugiarmi in una vita più facile. Ho sentito però una voce più forte che mi diceva: «Continua ad abbracciare questo dolore, non mollare. E’ Gesù in croce, abbandonato, Lui ti aiuterà». Questo mi ha dato la forza di rimanere e continuare come se non fosse successo niente.

Il giorno dopo mio marito è andato al lavoro. Durante la giornata ho cercato di tagliare i pensieri che mi venivano: «Ho sbagliato a sposarmi con quest’uomo? Non ce la faccio più! Perché mi succede questo?». Capivo che non potevo stare in questi pensieri, fuori della realtà: dovevo affrontare questa situazione accettandola pienamente. Se avessi continuato con questi sentimenti non avrei potuto più guardare in faccia la mia bambina di 2 anni. La forza mi veniva dall’unità con le persone con cui condivido questa vita e, piano piano, sono riuscita a superare questo momento. Ho continuato a giocare con la bambina, restando nell’amore.

Si avvicinava l’ora del rientro di mio marito e avevo molta paura: come sarà oggi? Ma era più forte la voce che mi diceva di amare, di fare come non fosse successo niente.

Ecco, entra dalla porta, ha qualcosa in mano: è una torta per me, con la quale vuole chiedermi scusa per quello che era successo la sera prima!

R.A. – Giappone

Tratto da Camminiamo Insieme del 14 settembre 2014