Alla notizia della mia gravidanza, l’azienda nella quale lavoro mi ha assicurato che avrebbe regolato la mia posizione lavorativa. Invece, dopo qualche mese, nulla di fatto. Questo significava: niente permessi, nessuna indennità di gravidanza, nessuna garanzia per il futuro. Ho dato le dimissioni e nel frattempo un amico di famiglia mi ha offerto di assumermi nel suo studio professionale. Si trattava di un’assunzione fittizia, poiché non avrei di fatto lavorato, ma mi sarebbero stati riconosciuti i diritti delle madri lavoratrici.

Ho preparato i documenti necessari, ma la mia coscienza non mi lasciava tranquilla: ero uscita dalla legalità ed ora stavo organizzando un furto nei confronti dello Stato. No, un “figlio di Dio” non poteva comportarsi così: dovevo affidare a lui questa intricata situazione. Mi sono trovata a combattere una battaglia per la giustizia anche con i miei parenti, che non accettavano la mia decisione di mollare tutto. E invece la Provvidenza è intervenuta puntuale e “giusta”: un corso professionale per mio marito, un lettino e la carrozzina per il bimbo in arrivo, persino un nuovo lavoro per me.

M..L., Sicilia

Tratto da Camminiamo Insieme del 19 ottobre 2014