Lo voglio, sii purificato! (Mc 1,41)

L’evangelista Marco prosegue la sua narrazione presentando un altro miracolo di Gesù: la “purificazione” di un lebbroso. Il lebbroso è un uomo considerato impuro, cioè lontano dalla salvezza di Dio, un reietto, portatore di un chiaro segno di punizione divina. Doveva essere isolato, non poteva vivere con gli altri: per legge doveva essere emarginato. Quel malato infrange l’ordine di stare lontano e si avvicina a Gesù che rompe l’isolamento che circonda il malato e lo tocca; gli si avvicina e instaura con lui un rapporto umano.

L’uomo, creato a immagine e somiglianza di un Dio amore, non può rimanere isolato. È fatto per l’incontro. Gesù, purificando il lebbroso dal male, lo riammette nella comunità. Molti nella storia della Chiesa hanno seguito l’esempio di Gesù, da san Francesco, a padre Damiano, a Madre Teresa di Calcutta. Anche noi possiamo chiederci: sappiamo avere compassione? Sappiamo avere pazienza, ascoltare, trattare le persone rispettandone la dignità? Sappiamo offrire un sorriso, dare un aiuto, rinunciare ad un po’ di noi stessi per portare sollievo e serenità a qualcuno? Anche noi come Gesù possiamo dire: voglio tutto questo e faccio la mia parte.

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