E vide e credette (Gv 20,8)

Il Signore è davvero risorto! Così si risponde, nel mondo ortodosso, al saluto pasquale. Si esprime in questo modo la convinzione che il Risorto guida la vita cristiana. Il vangelo di oggi racconta la fatica della fede davanti al sepolcro vuoto. Raggiunti dalla notizia portata da Maria di Magdala, due del gruppo dei Dodici vanno anch’essi di corsa alla tomba. Essi sono Pietro, il rappresentante dell’autorità dell’Istituzione e Giovanni, il discepolo amato, che indica la forza dell’amore. Tutti e due corrono a dirci il loro amore per il Maestro.

Pietro è più lento, quasi fosse fermato dal peso dell’incredulità. Infatti, quando entra nel sepolcro, costata la singolare disposizione dei teli e del sudario, ma non comprende, non si apre alla luce pasquale. Diversa invece è la reazione del discepolo che Gesù amava; già la sua corsa veloce al sepolcro lascia intravedere una forza che lo trascina, quasi lo cattura, allo stesso modo con cui l’amore afferra e conquista. Infatti, quando entra nel sepolcro anch’egli vede quanto Pietro ha osservato, ma il suo vedere va ben più in profondità. Egli sa leggere in modo corretto i segni presenti nel sepolcro ed è disponibile a riconoscere che lì si è manifestata la novità di Dio.

Quanti segni della sua presenza anche nella nostra vita! Ci dicono la presenza del Risorto e ci rendono testimoni capaci di raccontare anche agli altri un’esperienza significativa.

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