Prendete: questo è il mio corpo (Mc 14,22)
Il cristianesimo possiede, tra le sue innumerevoli originalità, quella di una così intima partecipazione dell’uomo a Dio da creare una fusione, ma senza confusione. A tale scopo mira principalmente l’Eucaristia. Come ricorda il Concilio Vaticano II, citando il papa san Leone Magno: “La partecipazione al corpo e al sangue di Cristo altro non fa se non che ci mutiamo in ciò che prendiamo”. Oggi nella festa del Corpus Domini abbiamo la possibilità di fermarci a contemplare tale dono e la sua grandezza, con la gioia di poterlo ricevere in noi.
Gesù istituisce l’Eucaristia durante un banchetto a dirci tutta l’intimità, la fraternità, l’amicizia e la gioia che ne deriva. Le parole di Gesù pronunciate durante l’ultima cena mettono in risalto il carattere di alleanza proprio dell’Eucaristia e rivelano il significato profondo della sua vita: una vita in dono, una vita spesa nella fedeltà al Padre e in solidarietà con gli uomini. Ricevere l’Eucaristia è accogliere il dono che Gesù fa di se stesso, è dire di sì alla grazia di Dio e vivere nella gratitudine; sapremo così fare della nostra vita una vita donata agli altri.
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