Gesù chiamò a sé i Dodici (Mc 6,7)
L’evangelista Marco già in due momenti ha parlato della chiamata dei discepoli. Nel vangelo di questa domenica vi ritorna per la terza volta: intenzionalmente riprende quei testi e aggiunge i particolari della missione. Anzitutto ha raccontato la vocazione dei primi quattro, che hanno lasciato tutto per seguire Gesù (Mc 1,17-20). Poi ha ripreso il tema della chiamata sottolineando come è Gesù a prendere l’iniziativa di formare una comunità stabile attorno a sé: “chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da lui. Ne costituì dodici perché stessero con lui (Mc 3,13-14) e per mandarli”. Gesù chiama innanzitutto per “stare con lui”: da questa esperienza profonda di vita con Gesù nasce la possibilità della missione.
Anche il vangelo odierno ritorna sull’importanza del rapporto profondo e personale con Gesù: l’apostolo, ma anche ciascuno di noi chiamato ad essere testimone con la propria vita, è essenzialmente una persona in comunione profonda con il suo Signore.
Come possiamo essere uniti al Signore? Certamente è suo dono da accogliere e custodire nel cuore. Ma è anche frutto della nostra disponibilità: attraverso i sacramenti e la preghiera, che ci innalza al cuore di Gesù e permette al nostro cuore di battere all’unisono con il suo. Attraverso l’accogliere e mettere in pratica la parola del Signore. Attraverso poi la carità vissuta nella certezza che quello che facciamo agli altri lo facciamo a Gesù.
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