Era un pomeriggio d’inverno quando, con passo strascicato e il viso molto triste, una donna che abitava alla fine della strada, passa davanti a casa nostra. Viveva in condizioni economiche difficili, così, quando l’ho intravista dal cortile, l’ho salutata, ma sentivo che dovevo chiedere di più per sapere se veramente non avesse bisogno di qualcosa.

Sono venuto a sapere così che aveva preso con sé e allevava il nipotino dall’età di cinque mesi: non voleva, infatti, vedere ripetersi il proprio destino in questa piccola creatura. Sua figlia, come madre, era incapace di prendersi cura del piccolo, per la sua vita poco ordinata. Non aveva permesso che fosse dato in affidamento a qualcuno e lei, come nonna, lo aveva accolto.

«E come sta il bambino?», chiedo. «Non bene», è stata la breve risposta. Non potevo lasciare questa risposta in aria e parlando mi sono accorto che bisognava portarlo immediatamente in ospedale.

La donna si è scusata perché non aveva soldi per le medicine necessarie e neppure per comperare i pannolini. Mia moglie e io capivamo bene la difficoltà, dato che anche noi avevamo cinque bambini piccoli e spesso dovevamo procurarci i pannolini, che costavano cari, facendo i conti con le nostre poche entrate. Ma abbiamo dato immediatamente alla donna due pannolini.

Nell’ospedale infantile ci siamo trovati davanti a tragiche situazioni di grande povertà, ma tornando a casa dopo aver fatto visitare il bambino dal medico e acquistato in farmacia le medicine, sentivamo il cuore riscaldarsi.

Quello stesso giorno è venuta una persona per salutarci: portava in regalo due voluminosi sacchi con duecento pannolini!

L.S. – Ungheria

Tratto da Camminiamo insieme del 1° novembre 2015