Il Cardinale François-Xavier Nguyễn Văn Thuận è un autentico testimone dell’amore . Quando era vescovo di Nhatrang, nel centro del Vietnam, il 15 agosto 1975 viene arrestato e imprigionato per 12 anni, di cui 9 passati in isolamento.

I primi tempi di prigionia Văn Thuận li vive in attesa ma poi un giorno ha l’illuminazione: «Io non aspetterò. Vivo il momento presente, colmandolo di amore». Quest’intuizione non nasce improvvisamente ma matura lungo il suo cammino. Per lui «il cammino della speranza è lastricato di piccoli passi di speranza, la vita di speranza è fatta di brevi minuti di speranza».

Nel tormento dell’improduttività delle sua vita di prigionia, Văn Thuận sente una voce che gli suggeriva: «Perché ti tormenti così? Tu devi distinguere tra Dio e le opere di Dio». Tutte le opere di bene che ha compiuto in passato erano buone, ma sono opere di Dio, non Dio stesso. «Se Dio vuole che tu abbandoni tutte queste opere, mettendole nelle sue mani, fallo subito, e abbi fiducia in lui. Dio lo farà infinitamente meglio di te;… Tu hai scelto Dio solo, non le sue opere». Scegliere Dio e non le sue opere: la sfumatura non è di poco conto.

In quella prigione, dove celebrava segretamente la messa quotidiana con tre gocce di vino sul palmo della mano e qualche briciola di pane, lì, scegliendo Dio, Văn Thuận ha iniziato a sperimentare la potenza dell’amore di Cristo. Le guardie, infatti, non erano autorizzate a parlare con lui. Potevano solo rispondergli con «yes» o «no». Inoltre, venivano cambiate ogni due settimane per non essere «contaminate» da Văn Thuận. In seguito, però, è stata presa la decisione di non cambiarli più, per non contaminare tutti. Văn Thuận aveva fatto la scelta di amarli, proprio come Gesù ha amato chi lo odiava. Questa decisione di fare spazio al Vangelo ha trasformato i carnefici in discepoli, discepoli che non di rado hanno rischiato gravemente per rendere la vita più facile al prigioniero.

Văn Thuận verrà liberato ma quella prigione rimarrà un punto nodale della sua esperienza di cristiano. Proprio la prigione, infatti, ha sprigionato un potenziale unico nella sua esistenza e della sua testimonianza.

Tratto da Camminiamo Insieme del 14 febbraio 2016