Non è qui, è risorto (Lc 24,6)
Il racconto pasquale di Luca è segnato da alcuni verbi applicati alle donne, le prime testimoni della risurrezione. Il primo verbo è “trovarono”: “trovarono che la pietra era stata rimossa dal sepolcro ed entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù”. Gesù non si trova come una cosa perduta, ma lo si cerca e lo si scopre sul piano della fede.
C’è poi il verbo dell’incertezza: “non sappiamo dove l’hanno posto”, a dirci che il credere è itinerario da percorrere con umiltà ed impegno. Ma l’oscurità del dubbio è squarciata: solo il Cielo può rivelarci il Mistero, cioè la risurrezione di Gesù, il suo significato. Le prime parole degli angeli sono al contempo una rivelazione e un rimprovero. Gesù ora è il Vivente: perché cercarlo tra i morti? Dovrebbero ricordarsi le sue parole e comprendere ciò che è accaduto: “Ricordatevi come vi parlò”.
La Pasqua è un inizio. Nessuno di noi è sottratto alla fatica di cercare, di ascoltare, di incontrare il Signore Risorto. E lo cercheremo non tra le mura fredde di una tomba, ma nella storia, negli avvenimenti, nella vita quotidiana, nelle persone… lì dove egli ci viene incontro. A fare da guida sicura sarà proprio la sua Parola: quella Parola viva, accompagnata dai gesti della compassione e della guarigione, della misericordia e della vita. Se accettiamo di lasciarci condurre dalla Parola di Dio entriamo un po’ alla volta, ma decisamente, nel mistero della passione, della morte e nell’evento straordinario della RISURREZIONE. In altre parole: dell’infinito amore di Dio per noi.
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