Lavoro in un settore amministrativo contabile delle Poste, ormai in trasformazione da un paio d’anni. Per effetto di vari cambiamenti, in questo periodo ho cambiato colleghi e buona parte del lavoro. Siamo in cinque di cui quattro uomini, continuamente in tensione fra di loro, per una spietata corsa alla carriera.

In tale ambiente l’Ideale dell’Unità è il mio sostegno e l’amore a Gesù abbandonato mi fa vivere con il dovuto distacco questa situazione. Cerco sempre di capire e portare pace, mettendo in luce il positivo delle cose e delle persone, anche se questo ha portato la caposettore a scaricare tensione e lavoro su di me.

Un giorno un collega mi ha riferito una frase “pesante” pronunciata dalla caposettore nei miei confronti, sul mio modo di lavorare. Senza esitazioni gli ho risposto che non m’importa e che cerco lo stesso di volerle bene. Il collega, dopo aver riflettuto sulle mie parole, ha aggiunto che in fondo anche lui cerca di avere questo atteggiamento.

Un altro collega, invece, si mostra sempre molto “superiore”, disprezzando il mio lavoro che definisce di massa e non di concetto. Dopo aver messo tutto nel cuore di Gesù, facendo il primo passo, con molta pace cerco di spiegargli che sto facendo soltanto un lavoro che altri hanno rifiutato. Passano solo un paio di giorni e con mia sorpresa, data la sua chiusura, mi avvicina e mi confida di avere problemi di salute che gli stanno togliendo la pace e anche la fede. Sento che è Gesù in croce nel più povero dei poveri, perché lontano da Dio. Dopo averlo ascoltato gli dico che Dio è Amore e ci ama sempre.

Il giorno dopo viene a sapere che la sua malattia non è così grave. Intanto il nostro rapporto sta cambiando, lui è più sereno, non bestemmia più… e anche con gli altri colleghi piano piano la tensione si sta smorzando.

A.M. – Italia