E un giorno splendido di primavera, tutto luce, che mi attira alla contemplazione del creato e all’amore di Dio.
Pedalo giù per i tornanti di Piantonia (la strada che da Berceto porta a Fornovo di Parma), tutto preso dal pensiero di quel Gesù che porto con me e, piuttosto incurante del pericolo che la bicicletta, in una curva o l’altra, possa volare fuori strada.
Un ammalato, che avevo visitato il giorno prima, mi attende per la santa comunione.
Spesso mi succede di sconfinare dalla mia parrocchia per esercitare il mio ministero. Ma quel giorno non ero io che guidavo la corsa. A un certo momento mi trovo incredulo in un villaggio sperduto e quasi automaticamente mi fermo: «Dove sono? Che cosa mi è successo? Come mai ho perduto la strada che conosco così bene?».
Mi giro attorno quasi per assicurarmi che non sto sognando e osservo un casolare piuttosto rustico, e davanti a me una porta che in quel momento si apre. Appare una donna in lacrime che mi guarda con gli occhi pieni di stupore. Resasi conto di quello che vedeva, si mette a gridare felice, nonostante le lacrime: «Un prete, un prete! Grazie, angelo mio, grazie che mi hai esaudito e me l’hai mandato!».
Mi si avvicina e mi dice: «Venga, reverendo, venga. Mio marito sta per morire e ha appena chiesto di poter vedere un prete. Ero disperata ed essendo sola, non potevo abbandonarlo e nemmeno sapevo dove andare a trovare un prete. Avevo tanto desiderato che lui, che aveva sempre rifiutato, ora volesse un prete. Mi sono rivolta al mio angelo custode che provvedesse lui. Ho pregato intensamente ed ero in attesa. Ed ecco un sacerdote piovere quasi dal cielo. Grazie, reverendo, grazie, venga».
Ora mi rendo conto che, nell’ultima mezz’ora, l’angelo di quella donna, in accordo col mio, mi ha condotto senza che me ne accorgessi dove vi era più urgente bisogno del mio ministero.
L’incontro con l’ammalato, ormai agli ultimi istanti della sua vita terrena, è un paradiso, un paradiso di misericordia e di amore, una festa che dal cielo si riversa su di noi quasi rapiti in un’estasi di meraviglia e di riconoscenza.
Ma un’altra sorpresa mi attende: mentre prendo l’ostia dalla teca per darla all’ammalato, mi accorgo con grande meraviglia che nella teca vi sono due ostie, mentre io ero sicuro di averne messa una sola. Rimango in adorazione presso il moribondo che, pochi istanti dopo, spicca il volo per il paradiso.
Riprendo poi il mio cammino verso la casa dell’ammalato a cui ero diretto fin dall’inizio.
Quando arrivo mi dicono: «Come mai, reverendo, è così in ritardo, lei che è sempre così puntuale?». Spiego loro il motivo del mio ritardo e rimangono talmente sorpresi e infervorati da maturare un proposito deciso e sincero: «Sa, Padre, che, ascoltandola, abbiamo pensato che anche noi vogliamo venire domenica prossima a confessarci e fare la santa comunione». Sono padre, madre, fratello e sorella dell’ammalato, che da tempo avevano disertato la Chiesa.
Nei giorni successivi avverto molto più di prima la presenza dell’angelo custode accanto a me che, sorridendo e forse ammonendomi dolcemente, mi ripete: «Non dimenticarti mai di me. Io sarò sempre con te».

A.B. – Frascati (Roma)