Marta lo ospitò (Lc 10,38)

La liturgia della parola invita ad ospitare Dio nella propria vita. E Gesù si fece nostro ospite. Accoglierlo e ascoltarlo è segno della disponibilità della fede. Chi non lo accoglie non ha la possibilità di trasformare la sua vita, di convertirsi a Lui e di contribuire a generare un popolo nuovo. Marta e Maria nel vangelo di oggi, sono per noi modelli dell’essere discepoli: accolgono il Signore nella loro casa, ospitali e ascoltatrici attente.

Lungo la strada che conduce a Gerusalemme, verso la sua passione, Gesù viene ospitato in una casa amica. È la prima accoglienza ospitale durante un viaggio iniziato con un rifiuto da parte dei Samaritani. Le due sorelle appartengono ad una famiglia amica che ospitava Gesù e i suoi discepoli nel loro andare verso Gerusalemme. Marta accoglie, ospita Gesù anche se poi rischia, travolta dall’agitazione e dall’inquietudine, di non accorgersi che egli è già presente.

Marta, che manifesta la gioia per l’eccezionale visita del Signore mediante le molteplici cure del servizio, è modello per i credenti che in ogni tempo e situazione della storia continuano ad impegnare le proprie forze nella “fantasia della carità”. È una scelta quella di Marta, che la avvicina allo stile stesso di Gesù che è venuto per servire e che ha riassunto la sua parola nel comandamento dell’amore.

Dio bussa alla vita degli uomini e si fa vivo in tante modalità e occasioni, attese o imprevedibili, attraverso eventi della vita o persone che si incontrano, attraverso situazioni personali o fatti della storia. A noi spetta essere accoglienti in modo da riconoscere la sua presenza nel quotidiano.

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