Quando pregate dite: Padre (Lc 11,2)

La parola di questa domenica ci invita a riflettere sulla PREGHIERA, quale forza della vita di fede. La preghiera è forza di Dio in noi perché è relazione, è dialogo con Dio.

Sappiamo dal vangelo che Gesù si ritirava spesso in prolungata orazione personale e silenziosa. Sollecitato dalla domanda di uno dei suoi discepoli, Gesù insegna il suo “stile” di preghiera. Lo fa insegnando il Padre nostro.

Se noi guardiamo i vangeli, troviamo questa preghiera in due versioni differenti. Ma la sua novità non va cercata tanto nelle formule usate, quanto nel fatto che essa presenta un modello di fede vissuta e osservata dal Maestro, un concentrato del suo insegnamento sulla preghiera.

Il nome Padre” che introduce le cinque brevi richieste è come il portale di ingresso di questa straordinaria preghiera. Esso mette, chi la fa propria, in totale libertà, fiducia, confidenza e gioia davanti a Dio, di fronte al quale siamo non come una massa anonima, ma come un popolo di figli.

Possiamo chiamare Dio, in cui tutto si fonda, “amato Padre”. Abbà gli possiamo dire; così fiduciosi possiamo essere, tanto è vicino a noi. Noi possiamo rivolgerci a Dio, l’infinito, il mistero dei misteri, con questa confidenza solo perché Gesù ce l’ha detto. Dio mi dice “figlio” e io lo posso chiamare “Padre”, Padre buono, “papi”.

Nella preghiera in questa settimana partiamo da questa confidenza.

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