Anche voi tenetevi pronti (Lc 12,40)

Il capitolo dodicesimo di Luca è un insieme di discorsi che trattano la posizione dei discepoli, cioè noi cristiani, nel mondo. I discepoli sono incoraggiati a liberarsi dalle preoccupazioni assillanti delle ricchezze e delle sicurezze terrene e vengono spronati ad essere generosi. Il contrario del ricco sorpreso dalla morte (vangelo di domenica scorsa) è il servo che veglia, che amministra fedelmente e intelligentemente il bene a lui affidato.

Vegliare. La vita è una veglia, un’attesa. Aspettiamo la realizzazione dei nostri piani, l’adempimento del nostro essere, il successo, la felicità, l’incontro con la persona amata, del “tu” che capisce e completa e rende felici.

Il vangelo di oggi ci grida la buona novella: noi aspettiamo il nostro Signore. Non è uno sconosciuto. È Colui che i vangeli ci fanno conoscere. Conosciamo quello che fa, quello che dice, quello che sente, il suo essere presente. È Gesù. Un giorno staremo a tu per tu davanti a Lui, davanti al nostro Signore e Dio, al nostro amico e fratello.

Anche noi cristiani non sappiamo quando viene, ma sappiamo che viene. Lui ce l’ha detto: “L’hai fatto a me”, “Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro”, “Chi vede me, vede il Padre”. Viviamo pronti ad accoglierlo: viene a noi nella sua Parola, nei segni efficaci dei sacramenti, nella comunità cristiana, nel più piccolo fratello. Poiché l’amiamo, siamo pronti ad accoglierlo.

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