Chi si umilia sarà esaltato (Lc 14,11)

La partecipazione ad un banchetto offerto da uno dei capi dei farisei, dà modo a Gesù di osservare il comportamento degli invitati, in particolare la loro corsa ai primi posti, con il grosso rischio di essere rimossi all’ultimo per il sopraggiungere di personalità più ragguardevoli. Gesù prende lo spunto per proclamare quello che avrà valore alla fine: Dio umilierà i superbi e innalzerà gli umili.

Gesù ci invita a guardare alla fine perché sa che la meta dà la direzione al cammino. È importante capire e vivere la nostra vita da questo pensiero.

Ma che cosa significa umiliarsi? Innanzitutto riconoscere chi siamo: figli, infinitamente amati da Dio. E il suo amore concreto ci ha dotato di qualità. Ebbene noi siamo chiamati a viverle per gli altri. Nella semplicità e talvolta nella monotonia del quotidiano possiamo vivere “fuori di noi”, nell’atteggiamento del servizio, del dono gratuito. Fare bene, con perfezione, la nostra parte. Svolgere con impegno, generosità e modestia i propri lavori.

L’umiltà è l’atteggiamento di chi si sente creato e dipendente da Dio, che sa di non essere nulla con le proprie forze; che è consapevole della propria fragilità, ma anche della sua forza, che gli è donata.

Essere umili significa aprirsi ai fratelli e sorelle, senza condizioni; significa essere accoglienti, perché tutti sono figli dell’unico Padre celeste. Significa sentirsi strumenti (“Matita” diceva Madre Teresa) nelle mani di Dio. Significa dare il primato alla coscienza, vivere in atteggiamento di attenzione e di ascolto, animati da fiducia piena in Dio, che chiama. ComeMaria.

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