Tornando a casa, una domenica sera, la mia attenzione fu attirata da un gruppo di ragazzi che stavano gesticolando di fronte all’entrata di un bar. Mi avvicinai per vedere cosa stesse succedendo e mi accordi che in mezzo alla cerchia c’era un marocchino, tutto impaurito, che tentava di difendersi. Osservai meglio e capii che lo stavano prendendo in giro, qualcuno lo insultava, qualche altro voleva afferrare la sua borsa piena di accendini e di cassette per rovesciargliela.

Subito mi sentii spinto ad intervenire e con coraggio dissi a quei ragazzi di smettere. Avevo un po’ di timore che avrebbero reagito anche verso di me, invece, fortunatamente, si calmarono e se ne andarono.

Ci ritrovammo soli sulla strada, il marocchino ed io. Lui si girò verso di me e mi ringraziò. Mi chiese dove avevo imparato quei principi che mi muovevano perché lui finora, nella vita, aveva trovato soltanto discriminazione verso la sua persona e verso la razza a cui apparteneva. Gli risposi che era tutto merito del Vangelo che con altri ragazzi, avevo cominciato a vivere. Il marocchino mi sorrise e poi ci salutammo. “Spero di incontrarti di nuovo” mi disse stringendomi la mano, prima di allontanarsi nel buio della strada.

Marco, 12 anni