Ho commesso un grosso sbaglio. Avevo saputo che Giovanni era morto in modo triste e vergognoso: dopo una nottata passata nell’ubriachezza tra le prostitute. Era ricco, aveva la sposa e figli, ma aveva anche delle pessime abitudini. La sera precedente aveva preso con sé il figlio di 15 anni e lo aveva portato in quel sottomondo, perché anch’egli imparasse a “essere uomo”. Non era la prima volta ed era già stato richiamato dal giudice dei minori e dalla polizia, perché non aveva il diritto di pervertire suo figlio minorenne, ma egli faceva parte della classe “per bene”, che sa infischiarsi delle autorità. Così, quella notte era morto ubriaco per un attacco cardiaco nella zona malfamata e il figlio era venuto a casa a darne la triste notizia.

Oggi si fanno i funerali. Mi hanno chiamato perché benedica la salma. Ho detto che non sarei andato. È venuto un altro signore a chiamarmi dicendomi che tutto era pronto, mancava solo la benedizione del prete. Ho risposto che, per la vita che aveva vissuto fino all’ultimo momento, non meritava la benedizione della Chiesa. Mi sembrava di dover difendere la giustizia, di dare un buon esempio al popolo, di fare insomma il mio dovere. Alla fine è venuto un amico di famiglia, un avvocato, supplicandomi di non dare questo scandalo, di andare a benedire la salma. Ho risposto che, trattandosi di un caso così scandaloso, non mi sembrava opportuno. L’avvocato, con tutta la sua arte, non è riuscito a convincermi ed è andato via rattristato.

Rimasto solo, non ho avuto più pace. Mi sono domandato che cosa avrebbe fatto Gesù al mio posto e mi sono vergognato di me stesso. In questo momento di dolore, mentre la vedova e i figli piangono perché il papà non c’è più e perché è partito in quel modo, io, che potrei portare un po’ di sollievo, ho condannato un morto! Conosco dal di fuori la storia di quell’uomo; solo Dio la conosce dal di dentro. Suo giudice non so­no io, ma quel Gesù che per lui ha versato il suo sangue! Quella notte non sono riuscito a prendere sonno.

Il giorno dopo sono andato a trovare la vedova e i figli. Ho chiesto loro perdono e abbiamo combinato insieme la data per la messa di suffragio. Il fatto è stato risaputo dalla gente: il prete è andato a chiedere scusa! Forse questo gesto ha evangelizzato più di tutte le mie prediche!

don E.R – Italia