Ero in Argentina ed entrando nel santuario della Madonna di Lujan, la prima cosa che mi passa nell’anima è affidare alla Madonna mio padre e l’intervento ai reni che avrebbe dovuto subire, sommamente complesso e ad alto rischio.

Allo stesso tempo, una sottile voce interiore mi suggerisce: «Dimenticati di te, delle tue preoccupazioni, e vivi per quello che altri domandano a Gesù». Seguendo questa spinta interiore, ho cercato di immedesimarmi con l’anima di tutti, tutto il giorno, amando, vivendo dimentica di me per cogliere i bisogni e le necessità degli altri.

Alla sera, torniamo nel santuario per ringraziare la Madonna della splendida giornata vissuta. Stavo per uscire, quando mi giro per un ultimo saluto. Ho l’impressione che Lei mi dica: «Adesso puoi chiedermi…». E io: «Ti affido il mio papà…».

La mattina seguente, molto presto, arriva una telefonata di mia madre che piangendo mi dice che papà è nuovamente ricoverato: ha perso sangue e solo la morfina riesce a calmare i dolori. Mi rivolgo alla Madonna, quasi con un rimprovero: «Ma ieri, proprio ieri, te l’ho affidato!». È solo un attimo: con fiducia, Le riaffido mio padre.

Dopo tre mesi sono in Cile e mi arriva la notizia che con quella crisi mio padre era riuscito a eliminare un grosso calcolo, per cui non c’è più la necessità di sottoporlo all’intervento chirurgico.

O.M.K. – Cile