Sedici anni fa mi sono separata dopo sei anni di matrimonio. I bambini, che avevano allora 5, 3 e mezzo e 2 anni, rimasero con me. Mi trovai a dover mantenere subito da sola quattro persone perché, per vari motivi, mio marito non si sentì di adempiere ai suoi obblighi. Così ripresi la mia professione di insegnante, il mio stipendio era appena sufficiente. La grande voglia di vivere e la fiducia in Dio contribuirono a fare di noi una famiglia serena. Però spesso mi sentivo emarginata, condannata, presa di mira, tradita e sfruttata. Ero arrivata al limite delle mie forze.
Mi sentii umiliata quando seppi che mio marito si era risposato. Ho passato momenti di scoraggiamento e sentimenti di vendetta. Ma Dio, con l’ammonimento dell’amore ai nemici, mi aiutava a superarmi.
Di fronte ai miei bambini innocenti non potevo lasciarmi andare. Non volevo andare contro il loro papà. Non dovevo fargli del male. Così riuscii a mantenere la pace nel cuore della famiglia.
Una sera, con i figli, ci siamo consultati e abbiamo deciso di distruggere tutti i documenti di mancato pagamento degli alimenti del padre. San Paolo dice: «Abbiate fra voi un solo debito: quello dello scambievole amore».
Dopo questa “amnistia generale” concreta mi sentii completamente liberata da una piaga profonda.
Mio figlio, in occasione di una visita al padre, glielo disse. E lui, che contento degli studi dei figli già aveva cominciato a dare dei piccoli contributi, da quel momento ha aumentato le sue quote e ora le invia regolarmente.
C.E – Svizzera