Papa Francesco ha raccontato a braccio un episodio capitato in Vaticano alcuni giorni prima: un rifugiato in pietose condizioni ferma per strada una signora, dicendole di voler raggiungere San Pietro per varcare la Porta Santa. “La signora chiama allora un taxi perché lo vede senza scarpe – ha proseguito il Santo Padre -. Ma il rifugiato puzzava e l’autista del taxi non voleva che salisse ma alla fine lo ha lasciato salire assieme alla signora”, che “le ha chiesto di raccontare la sua storia durante il percorso”.
Una volta che il poveruomo ha finito di raccontare la sua “storia di dolore”, il taxi è arrivato a San Pietro e, allorché la signora ha allungato i soldi all’autista, quest’ultimo – che poco prima stava per rifiutarsi di far salire quel profugo maleodorante – “si è rifiutato di prendere il denaro dicendo che avrebbe dovuto pagare lui per aver sentito una storia che gli ha fatto cambiare il cuore”.
È una vicenda che “ci profuma l’anima e ci fa cambiare – ha affermato ancora il Papa -. Pensate a questa storia e pensiamo che cosa possiamo fare per i rifugiati”.
Verso la conclusione della catechesi, il Pontefice ha accennato ad un’altra opera di misericordia corporale. “Vestire chi è nudo – ha detto – che cosa vuol dire se non restituire dignità a chi l’ha perduta? Certamente dando dei vestiti a chi ne è privo; ma pensiamo anche alle donne vittime della tratta gettate sulle strade, o agli altri, troppi modi di usare il corpo umano come merce, persino dei minori”.
Papa Francesco ha esortato tutti i fedeli a non cadere nella trappola di “rinchiuderci in noi stessi, indifferenti alle necessità dei fratelli e preoccupati solo dei nostri interessi” ma di aprirci agli altri così “la vita diventa feconda, le società riacquistano la pace e le persone recuperano la loro piena dignità. E non dimenticatevi di quella signora, di quel migrante che puzzava e non dimenticate quell’autista al quale quel migrante aveva cambiato l’anima”.
(Catechesi di Papa Francesco del 26/10/16) – da Zenit