Non preoccupatevi per la vostra vita (Mt 6,25)
Se Dio si prende cura dei fiori e degli uccelli, tanto più si interessa degli uomini, suoi figli. Gesù con i due esempi degli uccelli e dei gigli del campo non intende rifiutare l’impegno nel mondo, non invita alla pigrizia, né stimola alla passività né condanna la previdenza per il futuro: vuole semplicemente definire il giusto rapporto del discepolocon le realtà terrene. Queste non devono diventare un idolo, così da prendere tutta la vita dell’uomo e fargli dimenticare i valori importanti. Non rappresentano infatti lo scopo primario dell’esistenza e quindi l’interesse maggiore deve essere rivolto altrove: “Cercate anzitutto il regno di Dio e la sua giustizia e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta”.
Assieme alla consapevolezza di operare sotto lo sguardo di Dio Padre, che scruta i cuori, la fede in Dio provvidente appartiene alla “carta di fondazione” della Chiesa, che sono le beatitudini. Attraverso l’invito a non preoccuparci, Gesù vuole aiutare ciascuno di noi a mettere in ordine di importanza i desideri del cuore. Tutto quello che siamo e che abbiamo è dono di Dio. A nostra volta siamo chiamati adiventare dono: per Dio, per gli altri, per la natura e per noi stessi.
In questa settimana chiediamoci, almeno qualche volta, per chi vivo? per me? Per Dio? Proviamo a vivere l’atteggiamento del servizio. Lavoreremo, guadagneremo, acquisteremo ma non solo per noi stessi: per Dio, per gli altri, per noi e per il creato.