All’ingresso dei Centri Commerciali, troviamo larghe porte, scorrevoli e automatiche, che si aprono al solo nostro avvicinarsi… Le banche invece preferiscono adottare un ingresso più stretto, complesso e sofisticato: un cilindro monoposto che si apre per entrarvi e si riapre al lato opposto fino all’interno del locale.

Gesù ammonisce di entrare per la porta stretta non per evitare di essere rapinati, ma per ottenere una realtà molto più preziosa del capitale: il Regno di Dio, il nostro essere in Dio, quella sicurezza e felicità che continuamente cerchiamo. Non è la porta larga che ci permette di entrare ingombri nella vera vita; nel Regno di Dio non si entra con uno scivolone, non basta lasciarsi andare.

Per arrivare alla realtà luminosa e gioiosa di Dio, bisogna ridurre le nostre dimensioni alle misure della porta stretta: è la porta impegnativa dell’amore che richiede scelte impegnative, come la rinuncia ad accumulare, al gusto di contraddire per partito preso, a disonorare l’avversario.

Ma l’amore richiede anche impegno a compiere con onestà il proprio lavoro, richiede generosità oltre la giustizia, richiede discernimento su quanto ci propongono i mass media, richiede volontà decisa ad osservare i comandamenti di Dio come ci vengono presentati dalla Chiesa. Perché occorre delimitare, “mettere i paletti” per segnare il percorso.

Oggi invece si preferisce lasciar la porta spalancata, così che anche il male sembra bene: non è questa la salvezza dell’uomo. Il vangelo ci chiede di essere perfetti come il Padre celeste, ci indica Gesù in croce da seguire.

In sintesi, la nostra porta stretta è il fratello da amare: sia soprattutto questo il nostro cammino Quaresimale.