Finché sono nel mondo, sono la luce del mondo (Gv 9,5)

Gesù non lo si accetta ad occhi chiusi, non lo si può semplicemente subire: si giunge alla fede in Lui (v. 38) dopo averne personalmente sperimentata la capacità salvifica. È il cammino percorso dal cieco nato, di cui ci parla il brano evangelico. Occorre in primo luogo incontrarlo, meglio lasciarsi incontrare da Lui (v. 1) e ascoltare la sua parola (v. 7), verificare la bontà del suo insegnamento e dei suoi ordini (v. 11). L’incontro avviene sempre nella cecità (vv. 1.20), ma se c’è disponibilità al dialogo e sincera ricerca della verità, si giunge presto alla vista, alla fede (vv. 7.35-38); se c’è chiusura e pregiudizio si permane nel proprio peccato.

Il vero cieco è colui che pensa di vedere, che non mette mai in crisi sé stesso e le proprie idee. Gesù, luce del mondo (v. 5), è venuto a manifestare a noi le opere di Dio, è in grado di vincere la nostra cecità, di aprirci gli occhi, di portarci alla verità. Il dono della vista terrena è, per l’evangelista Giovanni, simbolo del dono della fede.

Gesù può portarci alla luce, alla verità, può aprirci gli occhi: è nella luce solo chi compie le opere della luce. L’incontro con Cristo ci pone nella situazione discegliere. Se ascoltiamo il vangelo diventiamo testimoni, partecipi, invitati. Gesù ci dona la vista della fede quando siamo disposti a rischiare i nostri passi sulla sua parola. Chiediamo a Gesù la disponibilità ad abbandonarci alla sua parola, a costruire la casa della nostra vita sulla roccia della sua parola.

Scarica Camminiamo Insieme del 26 marzo 2017