Ero in attesa di una bambina. Durante la gravidanza, dalle analisi di routine, emersero dei sospetti che io soffrissi di una malattia seria. La dottoressa che mi seguiva mi fece fare indagini più approfondite, che confermarono quei sospetti.

Dopo la nascita della bimba, altre analisi risultarono positive: quando i medici mi spiegarono la situazione, mi sentii crollare il mondo addosso, per le conseguenze gravi che sarebbero derivate alla mia famiglia. Successivamente mi consigliarono di fare ulteriori controlli che richiedevano lunghi tempi di attesa.

Con mio marito abbiamo cercato di essere amore l’uno per l’altro, volendo riconoscere in questo dolore il volto di Gesù crocifisso e abbandonato a cui ripetere ogni momento: «Sei Tu, Signore, l’unico mio bene».

Ho comunicato ciò che stavamo vivendo anche ad altre giovani sposate con cui cerco di vivere il Vangelo: ho avvertito, subito che il dolore non era solo mio, ma era portato insieme da tutte. Gesù presente tra due o tre riuniti nel suo nome, mi dava nuova forza e il giogo della sofferenza non mi opprimeva più come prima. L’attesa fu lunga. L’amore scambievole mi aiutò a vivere il presente serenamente, rendendomi sicura che, qualunque fosse stato l’esito dell’esame, sarebbe stato amore di Dio per me.

Proprio un Giovedì Santo, in cui Gesù ha dato tutto di sé per noi, mi è arrivato il risultato delle analisi: tutto negativo, la malattia non c’era! Questa mi è sembrata, più che una coincidenza, la risposta di Gesù all’aver cercato di dare a Lui tutto di me e ho sentito l’esigenza di comunicare subito questa notizia a chi aveva condiviso la mia pena, per ringraziarLo insieme.

S.I. – Italia