Entrò nel sepolcro… e vide e credette (Gv 20,8)

Maria di Magdala è la prima che si interessa a visitare il sepolcro di Gesù, ma lo trova vuoto (v. 1). Gli apostoli Pietro e Giovanni accorsi sul posto (v. 3), sono umili testimoni di un fatto umanamente incomprensibile.

La tomba vuota rappresenta l’inizio dei segni che danno il via alla maturazione, in mezzo al gruppo dei discepoli, della fede nel Risorto; uno dei racconti con cui la comunità primitiva intendeva manifestare ed educare alla medesima fede. La scoperta del sepolcro vuoto inizia negli apostoli quelprocesso di fede (v. 8-9), che poi le apparizioni dovranno ribadire, approfondire e portare a compimento.

Facendo l’esperienza della sua presenza nella comunità dei credenti, anche i segni più semplici cominciano a parlare: anche i teli posati là e il sudario avvolto in un luogo a parte. Gesù è vivo, non è stato portato via da nessuno. È risorto perché non poteva essere schiavo della morte. Gesù è ancora tra i suoi. In modo nuovo. Non più come persona da vedere, da toccare; ma come esperienza salvifica che fai, come comunione e solidarietà che ti lega ai fratelli e sorelle. Come certezza che il vangelo dona vita. È presente come Spirito che vivifica, che fa compiere le sue stesse opere e annuncia che Dio è fedele, che il bene non passa, che la speranza ha ragione, che abbiamo un futuro.

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