“Sono dello stesso colore della nicchia del Crocifisso – Risorto”, pensavo, mentre ascoltavo i suoi occhi. Mario Dupuis racconta la sua esperienza di vita di fronte a una cinquantina di persone di Fastro e delle altre parrocchie dell’Unità Pastorale di Arsiè: “comunicare con gli altri – ci dice – è l’occasione per comunicare con se stessi”. Mario e sua moglie, dopo la morte di Anna, figlia 15enne cerebrolesa, nel 1995, così hanno pregato: “Ora che non abbiamo più il tuo corpo da servire, mostrami quale altro corpo possiamo servire”. L’incontro casuale/provvidenziale con un ragazzo in difficoltà ha progressivamente allargato i loro cuori e la loro casa, accogliendone altri fino alla nascita di un Villaggio in Via Due Palazzi a Padova. Oggi a Ca’ Edimar vivono una trentina di persone (minori affidati dai Servizi Sociali, persone senza fissa dimora, ragazze madri …).

“Questa per noi è la Chiesa – racconta Mario con vigore e commozione – il luogo dell’abbraccio e dell’accoglienza, dove Dio si rende credibile come padre misericordioso”. La canonica di Fastro, ora disabitata, diventerebbe una risorsa per queste persone, per weekend e settimane di ricarica fisica e spirituale; una comunità nella Comunità, dove è privilegiato l’incontro con i residenti, la partecipazione alla preghiera e alla S. Messa, momenti di animazione e di conoscenza reciproca. Il ‘guadagno’ più grande per noi sarà l’occasione di crescere nel dono di sé e nell’accoglienza!

d. Alberto