Lui ergastolano in carcere già da 25 anni per omicidio. Lei una madre cui hanno ucciso un ragazzo quindicenne. Ciro ed Elisabetta. E anche se non è stato Ciro a togliere la vita ad Andrea (il figlio di Elisabetta), che cosa ci può essere di più lontano e inconciliabile? Eppure il cammino di fede che entrambi hanno intrapreso per proprio conto li ha portati a incontrarsi. Convergenze parallele, anche per il tramite della confessione. “Ho conosciuto Elisabetta – racconta Ciro – nel carcere di Opera, a Milano, grazie al Rinnovamento nello Spirito e all’organizzazione Prison Fellowship Italia, durante gli incontri del Progetto Sicomoro, che fa confrontare detenuti con vittime di reati”.
Elisabetta, ricorda l’uomo, “era entrata in carcere per gettarci in faccia tutta la sua rabbia e il suo dolore, ma ha scoperto la nostra sofferenza e un dolore simile al suo”. “Perdere un figlio mi ha fatto sperimentare la sofferenza più atroce, resa ancor più acuta dall’odio verso chi lo aveva ucciso”, dice Elisabetta. “Ma più odiavo, più stavo male”.
Poi l’incontro in carcere e la riscoperta della misericordia. Il 12 marzo dell’anno scorso Ciro è uscito per la prima volta per un permesso di 12 ore. Insieme a Elisabetta e alla sua famiglia è andato a deporre un mazzo di fiori e a recitare una preghiera sulla tomba di Andrea.
Da Avvenire