Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro

(Mt 18,20)

Questa domenica il vangelo ci riporta parte del discorso che Matteo ha messo in bocca a Gesù con alcune istruzioni date ai discepoli sullavita comunitaria. Gesù diede alcune norme di comportamento e ricordò alcuni principi per esercitare il servizio di guida nella comunità cristiana, insegnando con quale spirito si debbano comprendere e accogliere i fratelli.

Il problema da risolvere riguarda la presenza del peccato nella Chiesa. Emerge innanzitutto l’idea che con il male non ci deve essere alcuna tolleranza, anche se con il singolo peccatore occorrono sempre comprensione, rispetto e pazienza. A conclusione di questa parte del discorso sulla correzione fraterna Matteo ci dona due “perle” messe in bocca a Gesù. La prima parla della ricompensa data alla preghiera di due o più persone, alla preghiera cioè della comunità. Il versetto 20 poi specifica cosa è l’assemblea ecclesiale: è una riunione nel nome di Gesù. E che cosa ha di straordinario? La presenza del Signore stesso. Essere uniti nell’amore del Signore ottiene la sua presenza viva ed efficace in mezzo ai suoi. C’è Gesù per mezzo del quale Dio è veramente presente.

Essere riuniti nel nome, nell’amore di Gesù: che immensità ci è donata: far scendere Dio sulla terra, in mezzo alla sua comunità. E sarà in modo efficace il Dio-con-noi.

Certo, occorre lottare per la santità della Chiesa. Ma quando per l’amore reciproco dei suoi membri Gesù è presente, Egli dona la sapienza e la grazia del passo da compiere. Conoscendo poi come Gesù ha trattato i pubblicani e i peccatori può sempre scattare la vicinanza amorevole e un’attenzione delicata.

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