Il padrone ebbe compassione di quel servo (Mt 18,27)

Il perdono, tema centrale di questa domenica, è la risposta cristiana a tutto ciò che invita alla vendetta e alla violenza. Esso trova le sue motivazioni nel comportamento di Dio. La logica di perdono seguita da Dio fonda ed esige dal cristiano un comportamento simile. Come Dio sa superare il passato pesantemente negativo dandogli la possibilità di un nuovo inizio e liberandolo dal senso di colpa col perdono, così il perdonato è chiamato a dare al fratello la possibilità di riprendersi, di ricominciare di nuovo.

Un re ha davanti a sé un servo che ha un debito enorme, a farci comprendere come noi siamo davanti a Dio. La decisione del re arriva inattesa e sorprendente. Ma è la caratteristica dell’agire misericordioso di Dio, nell’anno di grazia inaugurato da Gesù. Il re ebbe compassione e condonò il debito. Matteo usa i verbi che ricordano l’agire divino: il re ha compassione, “si commuove nelle viscere”, verbo che caratterizza la misericordia divina rivelata da Gesù. E condona: ma il verbo è “perdonare”, usato per la remissione dei peccati.

È consolante pensare che Dio si commuove nelle viscere per ciascuno di noi. Non è un rapporto superficiale, ma un legame profondo e il suo perdono costituisce per ciascuno un nuovo inizio, che crea una capacità di amare in modo incondizionato.

Quel padrone non chiede al servo perdonato di aumentare le pratiche di pietà, ma lo manda in mezzo alla società ad essere testimone del perdono ricevuto. “Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno così come io ho avuto pietà di te?” (v 33). Impegniamoci in questa settimana ad essere persone di perdono, perché infinitamente perdonate da Dio

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