Andate anche voi nella mia vigna (Mt 20,7)

La parabola evangelica di questa domenica mette in risalto la caratteristica di Dio nel suo agire: egli invia operai in diverse ore del giorno a lavorare nella sua vigna. La parabola vuol descrivere la generosità di Dio e la libertà con cui agisce. Pur rispettando la giustizia, dona infatti il pattuito ai primi, la sa anche superare dando agli ultimi la paga di un’intera giornata.

Gesù si difende dalle critiche dei farisei, che lo accusano di trattare i peccatori allo stesso modo degli osservanti della Legge. Dalla parabola risulta che Dio non è un compagno di affari, con cui possiamo contrattare la nostra salvezza. Questa infatti è dono gratuitodell’amore di Dio. Dio è imprevedibile, vuole che tutti si salvino, liberamente e generosamente. La salvezza non può essere barattata, ma semplicemente accolta come un dono. Allora non è il comportamento di Dio che fa problema, ma il cuore dell’uomo: il suo cuore “invidioso” (v 15).

Scrive Gérard Rossé ne “Il volto nuovo di Dio”: “Ecco dove sta realmente il problema. Proprio il fedele osservante della Legge dovrebbe convertirsi, entrare nei sentimenti di Dio che cerca ciò che è perduto. Comprendere e gioire della solidarietà di Gesù coi peccatori e non lasciarsi prendere da un’invidia che è discriminante” (pag. 85).

A noi godere del fatto che già siamo operai nella vigna del Signore. Non per nostri meriti, ma solo per dono di Dio. Proviamo in questa settimana ad avere un cuore riconoscente per il dono della fede e impariamo ad apprezzare il bene da qualsiasi parte venga: è certamente segno della presenza e della forza dello Spirito Santo.

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