Lavoro come assistente sociale in un centro per giovani disadattati. Un sabato mattina, uno dei colleghi ha avuto l’idea di andare insieme a vedere un film pornografico con la scusa che poteva aiutarci, come educatori, a capire perché questo tipo di film piace ai ragazzi, e quindi a “dialogare” di più con loro. Gli altri colleghi sembravano entusiasti ed hanno subito cercato su un giornale il film da scegliere.

Era scontato che non sarei andata: non sentivo il bisogno di questa “lezione” per dialogare con i ragazzi, ma soprattutto essa andava contro le mie convinzioni. Dovevo dirlo, anche a rischio di essere emarginata dai colleghi per le mie idee. Ho preso coraggio e ho detto che non ci stavo. Dopo qualche secondo anche un’altra collega si è dissociata e, a catena, l’hanno fatto in diversi, uno dopo l’altro. Alla fine tutti siamo rimasti in ufficio a lavorare ed è stata l’occasione per iniziare un dialogo profondo e sereno fra tutti riguardo alla nostra coerenza e alle tematiche del nostro lavoro. Mi è sembrato che qualcosa di nuovo si sia costruito fra noi.

F. C. – Hong Kong