Arrivata da poco in Italia, mi sto ambientando abbastanza bene, anche se è notevole la diversità tra me, che sono “di colore” e gli italiani: avendo però da tempo superato questo trauma dovuto alla diversità di razza, cultura e usanze, cerco ogni giorno di costruire ponti con tutti. Un giorno vado a Messa e mi siedo dietro ad una coppia di mezza età. Quando ho notato la loro preoccupazione per la loro borsa, sono rimasta di stucco: forse pensavano che gliela potessi rubare. Quasi ridendo tra me, mi sono detta: “Loro non sanno che mi propongo di fare più bello il loro Paese che mi ospita”. Al momento di scambiarci il segno della pace, li ho salutati con un bel sorriso, quasi per dire: “State tranquilli, la pace sia con voi, vi voglio bene!”. Ma poiché non smettevano di custodire la borsa, subito dopo la Comunione sono andata a sedermi in un altro banco: non per paura, ma come un atto di carità verso loro. Sentivo infatti di non doverli giudicare per questo atteggiamento nei miei confronti, ma di essere io la prima ad amarli. Anche così si può costruire un mondo più fiducioso, di pace e di fraternità.

P. – Italia