Una mattina una signora di una certa età ci ha portato sua figlia, che aveva partorito due settimane prima proprio nel nostro reparto di maternità. La ragazza non era sposata e la mamma non aveva soldi per nutrirla: il suo latte diminuiva e il bimbo perdeva di peso. Per questo erano venute da noi. La signora era così furiosa con la figlia e con il suo ragazzo al punto di minacciarla che non sarebbe più tornata a portarle da mangiare. E le ha buttato in faccia la borsa che conteneva gli indumenti del neonato.

Abbiamo assistito a questa scenata addolorate. Vedevamo quanto quella donna era stanca e disperata, senza più amore per la figlia che si trovava in difficoltà. Ci siamo guardate in faccia tra noi e ci siamo capite. Abbiamo cominciato con l’ascoltare la signora, che si è sfogata fino in fondo. Abbiamo cercato di calmarla, facendola ragionare da mamma. Con grande fatica ha capito e ha accettato di ritornare.

Abbiamo poi aiutato la figlia, che piangeva disperatamente, a sistemarsi sul letto, dandole qualcosa da mangiare e cercando di consolarla. Mentre i giorni passavano e il bimbo era nutrito, la ragazza riacquistava fiducia in se stessa. L’amore che la circondava l’ha spinta un giorno a confidarci tutto e a chiamare il padre del bambino.

Intanto la sua mamma è tornata a trovarla ed era più serena.

Dopo una settimana è arrivato il ragazzo che ha visto per la prima volta suo figlio. L’amore che abbiamo cercato di dar loro li ha aiutati a riconciliarsi. Adesso vanno d’accordo e sono molto grati di come si sono sentiti capiti ed amati.

J.F.M. – Camerun