Giovanni è il suo nome (Lc 1,63)
La liturgia di questa domenica è dedicata alla figura del Battista, proposta in tutta la sua grandezza. Fin dal concepimento e nella nascita in Giovanni, agisce in modo decisivo la grazia di Dio, che guida la storia degli uomini. Il segno di questo “potere” di Dio è il miracolo della fecondità di due anziani. La sua nascita infatti è motivo di gioia per i vicini e i parenti perché il “Signore aveva manifestato in Elisabetta la sua grande misericordia”. In questo possiamo cogliere una prima rivelazione di chi è Dio. Luca poi insiste sull’imposizione del nome al bambino. Invece di ricevere il nome di suo padre, così come stabiliva la tradizione, viene chiamato Giovanni, che significa “il Signore è misericordioso”.
È bello pensare che in tutta la storia biblica l’imposizione del nome da parte di Dio o di Gesù sta ad indicare l’elezione o la nomina ad una determinata funzione. Fin dalla sua nascita, portando il nome che Dio ha indicato per lui, Giovanni si presenta come un eletto chiamato a compiere la missione affidatagli da Dio.
Come possiamo accogliere e vivere questa parola? Innanzitutto, possiamo lasciare che Dio fecondi la nostra vita attraverso l’accettazione della sua parola che è Gesù. Poi di fronte all’opera di Dio si richiede da parte nostra il silenzio che ascolta, unito alla voce d’una lode che esalta l’opera di Dio. La figura del Battista ancora chiede a noi di essere attualizzata: Dio sarà con noi se, come Giovanni, prepariamo la via a Gesù per mezzo della conversione e il vivere nell’amore. Infine, il nome ci ricorda che davanti a Dio nessuno di noi è parte di una “serie”, ma ciascuno è unico, è un “originale”, che siamo chiamati a realizzare.