Quando scoprii che per me stava iniziando una nuova gravidanza ebbi un attimo di smarrimento, poi subito nell’anima la certezza che quel figlio era un dono di Dio. I medici fin dal primo momento sconsigliavano di portare avanti la gravidanza per le mie condizioni di salute.
Consacrammo la nuova creatura a Maria.
Insieme a mio marito lo abbiamo comunicato subito ai figli e, dal loro atteggiamento, abbiamo capito che ne erano felici.
Dalle prime visite si è saputo che il bambino aveva un problema al cuore e così insieme abbiamo detto il nostro primo sì a Gesù abbandonato. Dopo altri esami più approfonditi il ginecologo mi comunicò che il bambino sarebbe nato con malformazioni. Ebbi un colpo al cuore. Forse si poteva conoscere meglio lo stato di salute del bambino con un’altra ecografia, ma in tal modo sarebbe stata messa in pericolo la sua vita. Non accettai, a me bastava che fosse vivo.
Da quel momento il dialogo con il medico è diventato più profondo. Ho potuto dirgli che per me la vita è sacra. «Allora, se è così, lasciamo fare a Quello lassù», aggiunse convinto. Capii che anche lui rimetteva tutto nelle mani di Dio. Chiesi all’infermiera se c’era un crocifisso nella stanza, ma mi disse che l’avevano tolto. A questo punto il dottore intervenne dicendole: «Lo faccia rimettere al suo posto». Anche lui in quel momento faceva una scelta.
Parlando con mio marito della situazione cercavo di farmi forza e pregavo Gesù che mi aiutasse a vivere bene ogni momento. Nonostante il dolore abbiamo ripetuto il nostro sì a Lui. Sentivamo già un grande amore per questo figlio diverso dagli altri, perché avevamo la certezza che era Amore di Dio.
Durante la gravidanza i medici mi hanno tenuta costantemente sotto controllo, perché erano preoccupati, ma in noi c’era una grande fede. Alla fine è nato Mario, un bambino bello e sano.
Dal punto di vista medico ogni problema si era inspiegabilmente risolto, ma noi sapevamo bene quale fosse la spiegazione.
X.M. – Italia