Il Figlio dell’uomo viene consegnato (Mc 9,31)
L’uomo retto non ha vita facile: è perseguitato e messo a morte (1a lettura e vangelo). La nostra esperienza conferma pienamente quella biblica: non è la giustizia che il più delle volte interessa, ma il prestigio, la grandezza (vangelo), il possesso (2a lettura). Per ottenerli si litiga, si ricorre anche all’omicidio e alla guerra (2a lettura). Ma tra i cristiani non deve essere così: essi sono chiamati ad avere altri criteri di condotta: conta chi diventa “l’ultimo di tutti e il servitore di tutti” (vangelo).
Gesù accompagnato dai suoi discepoli attraversa la Galilea e inizia il grande viaggio verso Gerusalemme. Il cammino diventa il luogo della riflessione sul modo di essere discepoli. La stradaè nell’evangelista Marco simbolo del dono di sé, del farsi piccolo e prossimo. E facendo presente al lettore il fatto che Gesù voglia fare questo viaggio in incognito, l’evangelista dice che il suo insegnamento, dato lungo il cammino è riservato ai discepoli.
Marco ci dice che Gesù “viene consegnato”: quella di Gesù cioè non è una morte qualsiasi, ma una vera “morte per”. Gesù si dona tutto. E coinvolge noi, che vogliamo essere suoi discepoli in questo cammino umile, servizievole, discreto, che sfocia nella passione perché è un cammino di crescita nell’amore, nel dono di sé, nel sacrificio per amore.
Allora in questa settimana, che vede ormai l’inizio del nuovo anno pastorale nelle parrocchie, cerchiamo di essere attenti alle “motivazioni” che ci spingono ad agire. Il fatto che Gesù si è “consegnato” ci impegna a far sì che tutto quello che facciamo nasca dall’amore. Quindi non solo ci chiediamo “come lo faccio?”, ma anche “perché lo faccio?”.