Beati i poveri in spirito (Mt 5,3)

Tutti noi lo sappiamo: ci sono i santi del calendario, della liturgia, quelli a cui noi siamo devoti e ci sono i santi sconosciuti per noi, ma ben conosciuti a Dio. Oggi festeggiamo soprattutto questi ultimi.

La prima lettura odierna ci dice che il loro numero è incalcolabile. E se l’Apocalisse afferma che il loro numero è immenso, il Vangelo ci traccia la strada che tutti, senza eccezioni, hanno percorso: è la strada delle Beatitudini. Conosciamo che Matteo elenca otto beatitudini: non si tratta di otto cose diverse, ma di un unico disegno: sono tratti che delineano un volto: quello di Gesù, che non soltanto ha pronunciato le beatitudini, ma ancor prima le ha vissute.

Anche per noi basta una semplice lettura per intuire la sostanza del loro significato. Tutti sappiamo che cosa significa essere umili, non violenti, operatori di pace, uomini e donne di giustizia, ricercatori di Dio, solidali, perseguitati. Per noi vivere le beatitudini significa imitare Gesù, ispirarsi al suo modo di fare e di comportarsi.

Talvolta possiamo essere tentati di pensare che le beatitudini sono qualcosa di esagerato, di impossibile, adatte a qualche persona straordinaria. In realtà sono una proposta per il cristiano, per ogni cristiano. E poi la gioia donata, che è la ricerca costante di tutta la vita. La GIOIA delle beatitudini trova il suo fondamento nella fedeltà di Dio e tutte esse proclamano la gioia del servizio e del dono di sé, per cui siamo fatti.

In questa settimana guardiamo alla prima delle beatitudini: poveri come Gesù, che è vissuto nell’obbedienza al Padre e nel dono di sé ai fratelli.