Lunedì, ore 21, sto camminando verso casa dalla stazione, piove, città deserta. Vedo un uomo di colore fermo sul marciapiede, ombrello un po’ scassato, un po’ distante. Forse perché rappresentavo l’unica presenza umana in quel momento, mi chiama, mi rincorre, mi fermo, (è tardi, vado di fretta, sarà, penso, il solito clandestino che mi chiede soldi ma… come posso non fermarmi?). Mi chiede non soldi, solo… se posso ospitarlo per la notte!!, e in pochi attimi mi racconta il suo disagio. Viene dalla Sardegna, è diretto a Novara, si è trovato a Somma Lombardo, non mangia dal giorno prima, è andato in una chiesa (o alla mensa ACLI, non importa) chiedendo dove poter dormire, l’hanno indirizzato dalle suore, ma essendo uomo non possono ospitarlo; c’è un alloggio vicino alla stazione dove dormire con 19 euro, ma non li ha. Che fare? mi sta imbrogliando? si, no, forse… Gli dico che non sono in condizioni di poterlo ospitare, gli allungo 20 euro per la notte, lo accompagno alla pizzeria, ordino e pago per lui una margherita e dell’acqua. Gli stringo la mano e gli auguro buona fortuna, mi guarda appena, ha lo sguardo un po’ perso, occhi malinconici, forse un po’ imbarazzato, e torno sulla mia strada.
In totale fanno 30 euro in pochi minuti a uno sconosciuto, io che mi sono sentito (sono stato, anzi) fregato più di una volta, io che di solito “misuro” la monetina al mendicante che me la chiede, (non mi piace, mi sembra di prolungare l’agonia di chi cerca il bengodi nella nostra Italia senza requisiti, leggasi “permesso di soggiorno”… ) Cammino verso casa e penso “per te, Gesù”. Quell’uomo mi avrà imbrogliato di certo, “per te Gesù”… Cammino e prego così: Tu leggi nei cuori, hai incrociato la mia strada con quella di questo mio fratello, “l’ho fatto a te”, e dopo un po’… vado in pace.
R.B.