Tu lo dici: io sono re (Gv 18,37)
Con la solennità di Cristo, “Re dell’universo”, si chiude l’anno liturgico. Tale festa invita a guardare a Gesù come centro della nostra vita e come Signore del mondo. Ciò che Cristo è, l’ha ottenuto dal Padre: il suo potere, il suo regno sono destinati a non venire mai meno (1a lettura). La sua signoria però non è sul tipo di quella umana, è totalmente diversa (vangelo). A Lui va “la gloria e la potenza nei secoli dei secoli” (2alettura).
Davanti a Pilato Gesù si proclama RE (v 37); ma a scanso di equivoci tiene subito a precisare il senso della sua regalità: “il mio regno non è di questo mondo” (v 36). Con ciò non vuol dire che il suo regno non sia attuale o non si realizzi in questo mondo: vuole semplicemente dire che è diverso da quello mondano. Gesù vuole stare al centro della nostra vita non come una forza che si impone dall’esterno, ma come una sorgente interiore. A Lui aderiamo perché è attraente, per i valori che ci propone. La sua signoria è questa: non vuole che il mondo vada in rovina, ma si salvi.
L’ambito specifico della sua azione regale è la verità, la rivelazione di Dio: è re perché si è donato tutto a questa missione (v 37); è re perché “ama” realmente l’uomo: non solo lo libera dal male, ma lo rende anche regno di Dio. Allora dire regno di Cristo significa dire giustizia, pace, libertà, amore, dignità umana, fraternità, liberazione dal peccato e da ogni forma di male. Cristo è mio re se sta al centro della mia vita: ha potere su di me se mi lascio guidare dalla sua parola, se il suo essere dono diventa la norma del mio agire.