E noi che cosa dobbiamo fare? (Lc 3,14)

L’invito alla gioia perché “il Signore è vicino” (2a lettura) e salva il suo popolo (1a lettura) rappresenta la caratteristica di questa terza domenica di Avvento. Quale sia la strada che porta ad una gioia duratura e profonda, perché realizza l’incontro con il Signore, viene indicata nel vangelo: è quella della penitenza e della conversione. La gioia vera è solo frutto di una vita che si è lasciata completamente rinnovare dalla parola di Dio. E la parola di Dio oggi suona conversione. Questa non implica solo un cambiamento di mentalità, di sentimenti, di volontà: trova il suo compimento nell’azione.

È quanto ci testimonia l’odierno brano evangelico: all’invito del Battista a convertirsi, fa subito seguito l’interrogativo della folla che si chiede in che cosa consista la conversione. Essa sta nelle opere dell’amore(v 11), nell’esercitare rettamente la propria professione (vv 12 e 13), nel rispetto degli altri (v 14) e nel tradurre nella concretezza della propria vita le esigenze della parola di Dio. Solo allora la pienezza di vita, che è da Dio, si comunica all’uomo, diventa sicurezza e pace interiore, cioè gioia che riempie l’esistenza.

La parola del vangelo alla domanda “che cosa dobbiamo fare?” dà risposte concrete: diventa invito a ripristinare l’equità, la giustizia, il rispetto degli altri, abbandonando ogni violenza, ogni arroganza. Ci chiama alla solidarietà e alla fraternità. Viviamo nella prossima settimana questi atteggiamenti: rendiamoci solidali e fraterni con ogni persona che incontriamo, in particolare con i più svantaggiati. Che il nostro cuore sia capace di colmare vuoti, disagi; non ci sia spazio per l’indifferenza.

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