“La grande luce” appare al popolo che cammina nelle tenebre. “Un bambino è nato per noi. Ci è stato dato un figlio”. Gerusalemme che attende la salvezza è l’umanità a cui Dio, per grazia, dona il Salvatore. La salvezza è Gesù. Con la sua nascita la condizione dell’uomo è rovesciata: egli è cercato, amato e santificato. La salvezza è misericordia, amore che si effonde. Essa raggiunge l’uomo, non è frutto di conquista. Davanti all’azione di Dio, alla sua parola che illumina e alla sua presenza nella storia, il credente non è uno che resta fermo al suo posto. E allora come i PASTORI, anche noi ci mettiamo per strada, senza indugio: andiamo, ascoltiamo, vediamo e troviamo. Anche noi siamo chiamati ad essere docili alle sollecitazioni dello Spirito Santo, ad abbandonarci nella fiducia e nell’amore.

Quali segni oggi ci indicano la presenza di Gesù? Dove “troviamo” la sua bontà fatta carne per salvarci? Nell’Eucaristia prima di tutto, ma anche nella povertà felice, nel nascondimento, nella quotidianità di una vita umile, nelle cose non appariscenti, che non fanno rumore, nel nostro prossimo, nella Parola che Dio ci rivolge, nella Chiesa, nel nostro cuore, nelle sofferenze che ogni giorno incontriamo. “Trovarono Maria e Giuseppe e il bambino”, una famiglia come infinite altre. Eppure unica. I pastori vanno perché avevano ascoltato. La parola udita si fa subito azione: andare senza indugio, vedere, riferire. L’ascolto della grande notizia sospinge ad una ricerca, ad una comunicazione che iniziano subito. Sia così anche per noi, il Natale: un trovare Maria, Giuseppe e il Bambino. E anche noi racconteremo.