Dopo tre giorni trovarono Gesù nel tempio (Lc 2,46)

Al centro dell’ultimo brano del “vangelo dell’infanzia” si trova Gesù in mezzo ai maestri, mentre li ascolta e li interroga. Egli è presentato dall’evangelista come un modello di saggezza per la comunità cristiana tutta. Però vediamo anche che Gesù impara dal Padre e dai suoi genitori, nelle due case, presentate dal brano evangelico odierno: il tempio e la casa di Nazareth. Il tempio era il luogo di Dio per eccellenza. Certo, Gesù ci ha insegnato che ogni “luogo di vita” è “luogo di Dio”. Ma oggi Gesù lo troviamo nel tempio.

Possiamo chiederci: cosa ha imparato Gesù nella “casa del Padre suo”? Innanzitutto, vive l’obbedienza filiale passando attraverso le diverse “stanze” della pedagogia divina. La prima “stanza” è rappresentata dalla “mensa del perdono”, dalla quale potrà uscire preparato per invocare sulla croce “Padre, perdonali”. Gesù imparerà qui l’arte di essere amico dei pubblicani e dei peccatori e medico dei malati. La “seconda stanza” può essere chiamata il “tesoro della misericordia”, scrigno che custodisce tutte le attenzioni di Dio verso i poveri, i deboli, gli oppressi e i piccoli. Una “terza stanza” coincide con il mondo intero che sarà la “strada della missione”, di un apostolato che non conosce il freno del legame parentale e la chiusura della porta di casa. Un’altra “stanza” sarà il luogo del “rotolo delle Scritture”, dove è raccontato l’infinito amore di Dio per il suo popolo sotto il segno della promessa e della fedeltà.

Anche le case abitate dalle nostre famiglie, sull’esempio della santa Famiglia, possono diventare luogo di perdono, di misericordia, di scoperta della propria missione, della Parola vissuta che illumina il cammino quotidiano.

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