(Lc 2,16)

Il vangelo di questa prima festa dell’anno ci presenta i pastori che vanno “senza indugio”. Hanno ascoltato l’annuncio degli angeli e si mettono in cammino; non restano immobili, perché la vita stessa è cammino. E il loro cammino è ricerca. Non è un vagare qua e là, a caso; ha una meta. E arrivano. Essi trovano: una famiglia con un bambino. “Trovarono Maria e Giuseppe e il bambino”. Quando arrivano, raccontano quello che a loro era accaduto. Chi ascolta è meravigliato, è stupito. L’incontro con il divino, presente nella nostra storia, è sempre un incontro che affascina e che cambia.

Dopo l’annuncio dato ai pastori, gli angeli si erano allontanati. A dirci che la rivelazione è grazia; che l’intuizione della verità è grazia di un attimo. Ma quell’attimo ti mette in cammino. I pastori che vanno a Betlemme sono gli uomini che cercano, a tutti i livelli e in tutte le direzioni dell’esperienza umana. “Andarono…. e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino adagiato nella mangiatoia”. Tutto avviene semplicemente, come era stato detto. C’è una condizione fondamentale per accogliere l’annuncio. Luca la mette in particolare rilievo: la povertà. Dio si manifesta ai poveri. Poveri di spirito, poveri di sé. Solo l’umiltà permette di cogliere, almeno in piccola parte, qualche percezione della vita nuova che nasce con Gesù.

Abbiamo celebrato il Natale. Oggi cominciamo un nuovo anno. Lo iniziamo nel segno della benedizione. Gesù, quel bambino nato in mezzo a noi, e che noi in queste feste abbiamo trovato, è il volto della benedizione di Dio. Se lo accogliamo come i pastori saremo nella pace, che è guarigione, forza e sostegno.